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Studio del capello: il pull test e il wash test

Novembre 04

L’analisi tricologica è fondamentale per lo studio del capello e per verificarne lo stato di salute. Dopo aver approfondito l’utilizzo del fototricogramma, analizziamo ora altri due strumenti a cui il tricologo può fare affidamento per formulare una corretta diagnosi e valutare l’entità della caduta dei capelli: il pull test e il wash test.

Come funziona il pull test

Si tratta di un esame semplice e veloce, a disposizione del tricologo per avere un quadro preliminare della condizione dei capelli. La procedura prevede che il medico faccia scorrere la mano fra i capelli del paziente, facendoli passare tra le dita e tirandoli leggermente. In base alla quantità di capelli che si stacca dal cuoio capelluto e rimane tra le mani del medico, e soprattutto in base all’analisi dei bulbi, sarà possibile per il tricologo eseguire una prima valutazione della salute del cuoio capelluto, e capire, ad esempio, se il paziente soffre di una forma di effluvium in telogen o in anagen.

Come funziona il wash test

Un altro esame diagnostico utilizzato per lo studio del capello è il wash test. Questo esame prevede che il paziente eviti di lavarsi i capelli durante la settimana che precede la visita con il tricologo. Il test consiste nel far lavare al paziente la testa all’interno di un recipiente, avendo cura di riporre una garza per poter raccogliere, contare e osservare i capelli che rimangono sul fondo. Se il numero di capelli caduta durante questa operazione è maggiore di 200, il paziente soffre di una forma più o meno grave di effluvium (o perdita di capelli).  I capelli raccolti vengono poi analizzati al microscopio, che permette di riconoscere le fasi del ciclo di vita del capello, di valutare le caratteristiche strutturali del capello, ma anche di definire eventuali danni al capello causati, ad esempio, dai prodotti chimici o dall’utilizzo ricorsivo di phon e piastre.

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